TITOLARE DI UN ACCOUNT FACEBOOK CONDANNATO PER I COMMENTI RAZZISTI SOTTO IL SUO POST.
E’ quello che è accaduto ad un politico francese con il proprio profilo Facebook, che lasciando la possibilità a terzi di inserire propri commenti, aveva permesso ad estranei di veicolare un offensivo sillogismo tra la comunità islamica di Nimes e la delinquenza, lo spaccio di droga, la prostituzione, e altro. La compagna dello sfidante politico del protagonista, magrebina, si era sentita profondamente offesa da questi commenti razzisti. Il commento veniva rimosso, ma ciò non aveva evitato una condanna per hate speach ed incitamento alla violenza assieme ad un altro autore ed al ricorrente. Il ricorrente, malgrado la diffida e la richiesta di attivarsi per evitare questa deriva razzista, non aveva bloccato la possibilità di inserire commenti, invitando con un post gli intervenienti a monitorare il contenuto delle loro osservazioni, senza interferire con i commenti ivi pubblicati. Nel caso di specie, secondo il diritto francese, il ricorrente poteva prevedere l’esito della pubblicazione di un messaggio divisivo e provocatorio in una campagna elettorale combattuta ed in un clima molto teso, ed era proprio questo a confermare la sua responsabilità, legittimandone la condanna. I politici hanno maggiore responsabilità nel veicolare e condividere le proprie idee, dovendo prestare accurata attenzione alla possibile reazione dei propri followers (come si era visto in Le Pen contro Francia del 2010). Secondo la CEDU, a cui il ricorrente aveva fatto ricorso, la condanna dell’uomo non era solo lecita e giustificata ma soprattutto necessaria in una società democratica.
CEDU, Grand Chamber, 15.5.2023, “Sanchez contro Francia”
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