ANCHE IL VACCINO SICURO PUO’ DANNEGGIARE: LA CONFERMA DELLA CORTE DI CASSAZIONE.
Un uomo agiva in giudizio lamentando che, dopo la somministrazione del vaccino antipolio Salk all’età di due anni nel luglio del 1960, si era visto stravolgere l’esistenza: alle prime due dosi erano seguite febbre alta, vomito e scariche diarroiche, mentre alla terza dose la paresi delle gambe; poi, negli anni successivi, si erano verificati innumerevoli ricoveri, interventi chirurgici, il riconoscimento dell’invalidità civile al 100% per handicap grave e i disturbi cardiologici legati alla somatizzazione dell’ansia. Solo nel 2009, in esito ad approfonditi esami e controlli medici, veniva accertata la derivazione causale delle patologie dell’uomo dalla vaccinazione antipolio. In primo grado, il Tribunale di Roma accoglieva parzialmente la sua domanda, condannando il Ministero della Salute al ristoro dei soli danni derivanti da sindrome post-polio, considerando quelli correlati alla poliomielite paralitica insorta nel 1960 non risarcibili per intervenuta prescrizione. Per la Corte d’Appello di Roma, però, il vaccino era sicuro e dunque non poteva essere dannoso, rigettando integralmente la domanda risarcitoria dell’uomo, ritenendo non ravvisabile il nesso eziologico tra la vaccinazione e i danni lamentati in quanto la pericolosità del vaccino inoculato non era conosciuta né conoscibile all’epoca del fatto e non era dimostrata dall’incidente Cutter che, ben lungi dall’essere stato causato dal vaccino in sé, era stato determinato da difetti di produzione imputabili alla casa farmaceutica, dunque, il Ministero della Salute non poteva essere ritenuto responsabile per i danni derivanti dalla somministrazione di un vaccino che la letteratura scientifica qualificava come sicuro. E’ la Corte di Cassazione a statuire che, in definitiva, anche un vaccino sicuro poteva essere dannoso, in particolare evidenziava che la Corte d’Appello non aveva considerato nel caso specifico che i pregiudizi dell’uomo avrebbero potuto essere stati effettivamente determinati dal difetto del farmaco inoculato o dalla sua controindicata somministrazione. In conclusione, il vaccino poteva comunque essere stato dannoso anche se considerato sicuro, e sarà la Corte d’Appello a dover rispondere all’interrogativo dell’uomo che dal 1960 si domanda se sia stato il vaccino antipolio a rovinargli la vita, del resto tutte le generalizzazioni sono pericolose e, in un ambito così complicato come quello dell’accertamento della causalità, è bene evitare i pericoli o almeno provarci, a parere della Corte, pertanto cassava la pronuncia di secondo grado rimettendo alla Corte d’Appello di Roma.
Cass. civ., sez. III, sent., n. 34027 del 18.11.2022
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