MARITO TROPPO SEVERO, E’ MALTRATTAMENTO IN FAMIGLIA.
Tribunale e Corte D’Appello condannavano un uomo per maltrattamenti in famiglia.
Il difensore dell’uomo ricorreva per Cassazione mettendo in dubbio la compatibilità di una pur reiterata ma impulsiva perdita di controllo con una unitaria e consapevole volizione dell’avvilimento dei propri congiunti.
Veniva a tal riguardo richiamata una consulenza psichiatrica destinata, secondo il legale, a certificarne una condizione di marcato stress psicofisico da carenza cronica di sonno.
Tuttavia, la Suprema Corte, riteneva il ricorso infondato.
La condotta dell’uomo, infatti, non si limitava a gesti di impeto, in quanto ad alcuni episodi eclatanti, quali la rottura di mobili e suppellettili e lo sradicamento delle scale interne dell’abitazione comune, si accompagnavano umiliazioni, offese, prepotenze e minacce.
Inoltre, emergeva la posizione egocentrica che l’uomo rivestiva all’interno della famiglia, pretendendo rispetto del suo riposo, quasi fosse sacro, silenzio e obbedienza, anche in presenza di una neonata, ed anche da parte dell’animale domestico della moglie, ucciso solo perché aveva osato sporcare in casa.
Per questi motivi, la Corte di Cassazione, rigettava il ricorso e confermava la condanna.
Cass. Pen., sez. VI, 16 febbraio 2022, n. 5549
0 commenti