SOTTRAE L’OROLOGIO DELL’UOMO CHE GLI DEVE 80 EURO: E’ RAPINA
Un uomo portava via l’orologio di un suo debitore che gli doveva 80 euro, per questa condotta finiva sotto processo, la sua difesa puntava sul fatto che si trattasse di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza sulle persone. Ma Tribunale e Corte d’Appello sostenevano che si trattasse di una vera e propria rapina, consistita nell’essersi recato a casa del debitore, nell’impossessarsi di un orologio, poggiato sopra un tavolo e nell’essersi dato alla fuga dopo avere usato violenza nei confronti del debitore. Anche in Cassazione l’uomo riproponeva la stessa tesi difensiva, sostenendo di avere agito al solo scopo di recuperare il proprio credito, cioè gli 80 euro dati in prestito al proprietario dell’orologio sottratto. L’imputato aveva agito in quel modo solo per esercitare un proprio diritto e si era determinato all’azione violenta solo dopo la richiesta di onorare il debito e la risposta negativa del debitore che gli aveva chiesto di pazientare ancora qualche giorno, mancava dunque, secondo la sua difesa, il dolo della rapina.
La Cassazione condivideva, invece il ragionamento compiuto in Appello, che aveva posto in evidenza la diversità della natura del credito di 80 euro rispetto al bene sottratto con violenza, nonché l’evidente sproporzione tra l’ammontare del credito rispetto al valore dell’orologio sottratto, stimato in circa 2.000 euro. Era dunque da escludere una possibile correlazione tra l’azione di spossessamento e l’asserito diritto e rendevano evidente l’ingiustizia del profitto conseguito. L’uomo non poteva, dunque, vantare nessuna pretesa sul bene sottratto, il cui valore era decisamene maggiore dell’ammontare del credito esistente nei confronti dell’offeso.
Era dunque logico parlare di rapina, la Corte confermava la condanna.
Cass. pen., sez. II, n. 26139 dell’8.7.2021
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