BLOCCA CON LA PROPRIA AUTO QUELLA DI UNA DONNA INCINTA: CONDANNATO PER VIOLENZA PRIVATA.
Così un uomo finiva sotto processo per aver volutamente bloccato, con la propria auto in sosta, il veicolo di una donna incinta e del compagno per 45 minuti, rendendo così necessario l’intervento della Polizia locale. I Giudici di meriti condannavano l’uomo per violenza privata, in quanto, avendo parcheggiato l’autovettura dietro a quella in uso alla coppia e regolarmente parcheggiata, rifiutandosi di spostare la propria vettura e di fatto rendendo impossibile alla coppia proprietaria del veicolo bloccato la libertà di movimento, li aveva costretti ad omettere ogni spostamento fino all’arrivo della Polizia locale. Inutile il ricorso in Cassazione proposto dal legale dell’uomo sotto processo. La condotta oggetto del reato consisteva nel parcheggiare la propria autovettura dinanzi ad un fabbricato in modo tale da bloccare il passaggio, impedendo l’accesso alla persona offesa, privandola coattivamente della libertà di determinazione e di azione. Per parlare di violenza privata è sufficiente che l’energia fisica, comunque esercitata, sia idonea a coartare la volontà o la libertà di movimento della vittima, determinando una situazione di costrizione psicologica della persona offesa. Inoltre la donna comproprietaria del veicolo bloccato era incinta e in quel momento doveva recarsi a una visita medica poi saltata proprio a causa dell’impossibilità materiale di spostare la propria autovettura dal parcheggio, incrementando il disagio e lo stato d’ansia della donna e del compagno. La Corte dunque confermava la condanna.
Cass. pen., sez. V, n. 9957 del 9.3.2023
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