MINORENNE MUORE DOPO UN COCKTAIL FATALE: CONDANNATA LA BARISTA.
Una barista romana finiva sotto processo per aver causato con la propria condotta negligente, il decesso di una cliente, all’epoca dei fatti minorenne. In tutti e tre i gradi di giudizio si riteneva essere indiscutibile la sua responsabilità, confermandosi la condanna per il reato di omicidio colposo, a nulla valendo le argomentazioni della difesa della barista, mirate a contestare il nesso causale ravvisato dai giudici di merito, indicando come responsabile dell’accaduto il gestore del locale per non avere posto in essere iniziative finalizzate all’accertamento della maggiore età degli avventori cui venivano somministrati alcolici. Per la Cassazione, quello che rilevava era la condotta attiva e l’evento, dovendo la barista rappresentarsi mentalmente cosa sarebbe potuto accadere, essendo il soggetto dichiaratamente allergico. Di fronte alle informazioni fornite dalla stessa vittima, quindi, la barista doveva astenersi dal somministrarle il cocktail. L’indagine doveva indirizzarsi verso la ricostruzione del rapporto tra la condotta attiva e l’evento mediante un procedimento di eliminazione mentale, ossia rappresentandosi cosa sarebbe successo se la condotta censurata non fosse stata posta in essere. Non rilevava nemmeno il fatto che la reazione anafilattica, dovuta al latte vaccino presente nel cocktail, fosse stata amplificata dalla presenza di alcool, pure contenuto nella bevanda, essendo di per sé già idonea e sufficiente a cagionare la reazione sfociata poi nel decesso. Il ricorso della barista veniva quindi rigettato, confermando la condanna.
Cass. pen., sez IV, n. 46096 del 6.12.2022
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