MAGO COMPIE RITUALI CONTRO IL MALOCCHIO IN CAMBIO DI DENARO: CONDANNATO.
Una donna sicura di avere il malocchio si rivolgeva ad un mago che rafforzava la sua convinzione, prospettandole pericoli e negatività, superabili solo con le sue arti magiche e così la induceva ad effettuare una serie di pagamenti in suo favore. L’uomo però non si accontentava del denaro datogli dalla donna, e adduceva difficoltà insorte nel lavoro, più gravi del previsto rendendo necessario che ella si rivolgesse a un altro mago, specializzato in fatture pesanti, persuadendola ad effettuare ulteriori versamenti di denaro per ricevere ulteriori prestazioni professionali. Questo secondo mago non esiste, ma era sempre lo stesso mago che però si presentava con un nome differente, spiegando di essere addirittura professore in scienze occulte e rappresentandole la necessità di rafforzare il lavoro svolto dal suo predecessore con ulteriori riti, chiaramente a pagamento.
Tribunale e Corte d’Appello concordavano sulla colpevolezza dell’uomo che con raggiri rafforzava il convincimento della donna di potere risolvere i propri problemi ricorrendo all’esoterismo, e lo condannavano per due truffe distinte e separate ai danni della donna: la prima quando ha operato col suo vero nome, e la seconda quando, invece, si era presentato con un altro nome e come professore in scienze occulte.
Ricorso in Cassazione l’uomo si difendeva tramite il suo legale sostenendo che lui aveva effettivamente svolto i riti promessi in cambio del corrispettivo in denaro. Paradossalmente per il legale, il rapporto contrattuale con la donna era stato pienamente rispettato, mentre il suo cliente non aveva ingenerato nella donna alcun timore dell’esistenza di gravi pericoli ma si era limitato a recepire quanto ella gli avesse prospettato circa la sussistenza di un non meglio specificato malocchio, offrendosi di svolgere alcuni riti propiziatori per aiutarla. Ma la Cassazione non si lascia convincere ritenendo il mago colpevole di truffa, sottolineando che avesse creato nella donna l’affidamento sull’efficacia dei riti, da lui praticati, e ha sfruttato tali riti per conseguire sempre più profitti, facendole credere che, se avesse interrotto, la situazione sarebbe diventata più grave di quella apparsa inizialmente. La sua condotta integrava gli estremi oggettivi e soggettivi del reato di truffa, a nulla rilevando, chiariscono i giudici, che le pratiche esoteriche siano state o meno effettivamente eseguite, posto che l’inganno era consistito nello sfruttare la credulità altrui in ordine alla incidenza delle pratiche esoteriche sulle vicende umane. Pur se la donna era già convinta di avere il malocchio, egli non solo ha incrementato detta convinzione, facendole credere di averlo verificato grazie alle proprie capacità e competenze nell’occulto, ma le ha anche prospettato la necessità del completamento del rito propiziatorio, così infondendo in lei il timore di un pericolo immaginario per sé e i familiari, se non avesse corrisposto ulteriore denaro e non fossero stati completati i riti magici.
(Corte di Cassazione, sez. II Penale, sentenza n. 10609 del 18.3.2021)
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