MALTRATTATA E VIOLENTATA: LE LETTERE D’AMORE INDIRIZZATE AL MOLESTATORE IN CARCERE NON METTONO IN DISCUSSIONE LA CREDIBILITA’ DELLA DENUNCIA.

L’uomo veniva condannato per maltrattamenti nei confronti della propria compagna con lui convivente, per averle cagionato lesioni e, infine, per averla costretta con violenza, in ripetute occasioni, a rapporti sessuali, per i giudici di merito era inequivocabile la responsabilità dell’uomo, comprovata oltre che dal racconto della donna, anche da testimonianze di terzi e referti medici. Ricorso in Cassazione l’uomo metteva in discussione il racconto della donna, ponendo sotto osservazione alcune lettere d’amore spedite dalla donna al partner quando quest’ultimo era in carcere, da queste emergeva una situazione sentimentale incompatibile con le contestate violenze sessuali, e ciò rendeva il quadro accusatorio di dubbia valenza. Evidenziava inoltre le querele sporte e poi rimesse, nonché le denunce presentate e in contrasto con le successive lettere di amore inviate dalla persona offesa al compagno. In particolare il contenuto di queste lettere non era limitato ad un’espressione di dispiacere della persona offesa, ma erano vere e proprie lettere d’amore che si ponevano in radicale contraddizione con la versione accusatoria. La Cassazione sottolineava però che la circostanza che la vittima scrivesse lettere d’amore all’imputato in carcere si spiegava con il forte legame che la univa al compagno maltrattante e con la volontà di riallacciare la relazione, si trattava di atteggiamenti che si presentavano frequentemente in contesti di relazioni sentimentali caratterizzati da maltrattamenti e violenze sessuali e ben spiegabili in base ai legami affettivi comunque instaurati, alla paura e alla difficoltà di interrompere il vincolo con l’autore delle condotte criminose, e tutto ciò non metteva comunque in discussione la credibilità della donna.

(Corte di Cassazione, sez. III Penale, sentenza n. 9949 del 15.3.2021)