OSPITI DI UN BANCHETTO NUZIALE INTOSSICATI: COME VERIFICARE IL CATTIVO STATO DI CONSERVAZIONE DEL CIBO.
Il Tribunale di Bologna condannava una ristoratrice al pagamento di un’ammenda per aver somministrato ai partecipanti ad un banchetto nuziale del cibo in cattivo stato di conservazione, risultato nocivo al punto di causare un’intossicazione.
La ristoratrice non concorde però proponeva ricorso in Cassazione avverso tale decisione, lamentando che il cattivo stato di conservazione del cibo non era stato accertato con modalità idonee a determinare il pericolo e il deterioramento delle sostanze ma ci si era limitati a sentire gli invitati. Inoltre, riteneva non potesse ritenersi responsabile il ristoratore per cibi consumati a distanza di tempo dai commensali e da questi prelevati senza consenso, e mancando anche l’accertamento circa l’origine della contaminazione.
La Cassazione riteneva infondato il ricorso, e richiamava la giurisprudenza per cui il cattivo stato di conservazione delle sostanze alimentari riguardava quelle situazioni in cui le sostanze stesse, pur potendo essere ancora perfettamente genuine e sane, si presentavano mal conservate, cioè preparate o confezionate o messe in vendita senza l’osservanza di quelle prescrizioni di leggi, di regolamenti, di atti amministrativi generali che erano dettate a garanzia della loro buona conservazione sotto il profilo igienico-sanitario e che miravano a prevenire i pericoli della loro precoce degradazione o contaminazione o alterazione. A parametro di giudizio del cattivo stato di conservazione, quindi, prima ancora che atti normativi, si ponevano regole di comune esperienza, usi e prassi, espressione della cultura tradizionale. In tema di disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari, il cattivo stato di conservazione degli alimenti poteva essere accertato dal giudice di merito senza necessità del prelievo di campioni e di specifiche analisi di laboratorio, sulla base di dati obiettivi risultanti dalla documentazione relativa alla verifica e dalle dichiarazioni dei verbalizzanti.
Secondo la Cassazione dunque il Tribunale aveva correttamente accertato lo stato di conservazione, rilevando, tra le altre cose, che sono state 37 le persone intossicate durante il banchetto nuziale.
La Cassazione quindi dichiarava inammissibile il ricorso.
(Corte di Cassazione, sez. I Civile, ordinanza n. 21140 del 2.10.2020)
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